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L'universo della Parola

Rivista di Vita Spirituale 65 (2011/2:133-139)
Autore: Roberto Fornara

Editoriale

Per la spiritualità veterotestamentaria, il primato della parola divina è un assioma fondamentale. Il Dio d’Israele è – prima di tutto – un Dio che parla, che comunica, che entra in relazione. È importante cogliere la concezione positiva che la mentalità biblica ha della parola. Per noi la dimensione verbale ha una connotazione negativa, legata all’astratto, in opposizione alla concretezza dei fatti, come testimoniano molti modi di dire e luoghi comuni: «sono soltanto parole…», «a parole son capaci tutti…». Per il mondo biblico, invece, parola è pensiero, idea, ma anche fecondità, efficacia, creazione, relazione e comunione. Se la parola di Dio è essenzialmente promessa, la prima parola dell’uomo è, fondamentalmente, un amen (cioè un atto di affidamento, un riconoscimento della sicurezza che deriva dalla fedeltà di Dio alla parola data). Nel caso specifico del Deuteronomio, mentre Mosè pronuncia molte «parole» e il libro stesso è concepito come una serie di suoi discorsi, Dio non moltiplica le parole, ma pronuncia solo le parole essenziali, una legge di vita e di libertà.