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Gesù, maestro e modello di comunicazione

Rivista di Vita Spirituale 64 (2010/4-5:475-790)
Autore: Ubaldo Terrinoni

Articoli

Gesù, il Rivelatore del Padre (Gv 1,18), si è presentato a noi come Parola incarnata per esprimere la pienezza della comunicazione (Gv 1,14). È lui-Parola che conferisce senso e gusto alla vita, che brucia e purifica, illumina e riscalda, fa morire e risorgere, gioire e piangere, sperare e amare, dona serenità e pace interiore. Gesù è vicino al povero, all’abbandonato, all’escluso dalla società, al peccatore, al malato, al bambino e ad ogni bisognoso. Accetta volentieri di relazionarsi e di comunicare con chiunque. E tuttavia non si conforma totalmente e passivamente alla cultura del suo ambiente giudaico. Il Verbo-Verità non si limita a comunicare notizie, informazioni, principi, idee, concetti, ma vuole soprattutto agire, operare qualcosa nel suo interlocutore. Perciò, particolarmente nel linguaggio parabolico, egli preferisce affidare il suo messaggio non a idee astratte, ma al comportamento o all’azione del personaggio presentato e descritto in scena. Dai vangeli risulta inoltre che il Maestro sa comunicare anche attraverso il silenzio. Il silenzio eloquente che scaturisce dalla ricchezza della vita interiore. Il silenzio nettamente distinto dal semplice tacere o stare zitto o dal mutismo. Il silenzio come modo di vivere, come stile di vita, come strumento d’intesa, come mezzo sicuro di ricomposizione della persona nell’unità, come riparo dalle molteplici aggressioni dei messaggi fasulli e vuoti.