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L'accoglienza difficile

Anno di stampa: 2005
Tipo di copertina: plastificata lucida
Numero pagine: 174
Autore: AA.VV.

ISBN edizione cartacea:978-88-7229-271-6
ISBN edizione digitale (.pdf):978-88-7229-913-5


Il volume intende sottolineare l'attenzione sia alle difficoltà sia alla capacita di accoglienza che deve essere propria delle Comunità e dei responsabili che hanno il compito di essere padri", "pastori", "custodi" dei loro fratelli. "

Il volume raccoglie le cinque conferenze che hanno costituito il Seminario tenutesi a Roma nel mese di febbraio 04 presso l’Università Pontificia “Teresianum”.
I relatori, appartenenti all’Associazione Edi.S.I., caratterizzati da competenze professionali diverse (accompagnamento spirituale, medicina, pedagogia e psicologia) hanno affrontato il tema delle “relazioni difficili” nelle comunità religiose, applicando le conoscenze provenienti dallo studio delle scienze umane all’esperienza di vita religiosa.
Nell’introduzione alla sua relazione, G. Margarino, cita fonti del Magistero che sottolineano la rilevanza di questo tipo di approfondimento perché la vita nella Fede si accompagni a una umanità capace di accogliere in sé la bellezza dalla propria creaturalità costituita ad immagine e somiglianza di Dio. Tuttavia la fragilità della condizione umana non permette sempre e comunque di far emergere nella sua purezza e grandezza quanto Dio ha creato; S. Agostino successivamente S. Tommaso, seguiti da altri teologi, tra i quali non possiamo dimenticare Maritain, si sono a lungo interrogati sul rapporto tra il divino e l’umano, attribuendo a quest’ultimo, sostenuto dalla Grazia, la capacità di dare una risposta alla chiamata di Dio nella santità.
La conoscenza dei processi razionali e psichici che abitano l’uomo e che S. Benedetta della Croce (Edith Stein) ha sapientemente analizzato nelle sue opere filosofiche e spirituali, rappresentano un importante contributo alla maturazione umana , che poi è quel terreno in cui il Buon Seminatore butta il seme della Grazia.
Il terreno, per i più diversi fattori, può presentare delle aridità, può essere pietroso o ricco di rovi cresciuti inconsapevolmente che comunque soffocano la Parola. Non è sempre facile accorgersi di tutto ciò, anzi a volte la capacità di adattamento della persona alle regole sociali e culturali può mascherare dei tratti di carattere propri di una immaturità affettiva e di crescita umana, che costituiscono un impedimento alla manifestazione del Dio con e fra di noi.
Di qui la necessità di prendersi cura della debolezza umana e relazionale di coloro che sinceramente hanno risposto alla chiamata del Signore, e ciò indipendentemente dalla personale struttura di carattere che li rende comunque unici e irripetibili.
I limiti costitutivi che ciascuno di noi porta con sé, in alcuni casi, rappresentano una difficoltà nella capacità di trascendersi, di uscire da sé per incontrare l’altro e mettono in difficoltà sia chi è portatore di tali limiti sia le persone che con costoro condividono esperienze di vita. Che dire poi delle relazioni fraterne fondate non su interessi sociali o scelte di affinità di carattere ma su una fratellanza che viene dall’Alto?
Il prendersi cura, l’impegno a realizzare l’amore fraterno non può allora essere rinviato solo a buona predisposizione di spirito, ma comporta anche la capacità di riconoscere le difficoltà in cui si dibatte il fratello e la disponibilità a mettere in atto tutti quei presidi e movimenti che permettano il recupero più ampio possibile di una umanità soffocata o costretta da sovrapposizioni esperienziali che sfigurano quell’immagine di Dio presente in ciascuna creatura umana.
Di qui il titolo di questo volume: “L’accoglienza difficile” con cui si vuole sottolineare l’attenzione sia alle difficoltà, comunemente definite “disagi”, sia alla capacità di accoglienza che deve essere propria delle Comunità e dei responsabili che hanno il compito di essere “padri”, “pastori”, “custodi” dei loro fratelli.
La prima relazione analizza le forme di disagio che via via si possono incontrare e le modalità con cui queste si manifestano. E’ così possibile distinguere banali momenti di crisi da profonde carenze caratteriali che devono essere valutate, accompagnate, curate affinché la persona sia in grado realmente di testimoniare la sua fede.

Nella seconda si passa dalla oggettività del disagio alla valutazione soggettiva di colui/colei che presenta carenze affettive e di umanità matura. In diversi casi è difficile che la persona riconosca i limiti entro i quali si dibatte; allora è importante aiutarla a prendere coscienza delle ferite che la abitano, perché solo così è possibile che si realizzi il cambiamento e la consapevolezza del proprio sé.
Il terzo intervento si preoccupa di analizzare le relazioni interpersonali. Il cammino e la condivisione comunitaria sono già di per sé un atto terapeutico per la cui riuscita è necessaria la collaborazione di tutti. L’impegno del singolo, senza il supporto degli altri rischia di naufragare miseramente, anche perché potrebbero presentarsi esperienze contrastanti e paradossalmente divergenti all’interno della stessa comunità, se non si procede insieme.
Nelle ultime due relazioni si prendono in considerazione gli strumenti utili per aiutare la persona in difficoltà a superare il momento di crisi. All’interno della comunità devono essere valutate le dinamiche di vita insieme e deve venire studiata una strategia per aiutare il confratello/consorella a migliorare il suo standard di vita, all’esterno è possibile avvalersi dell’aiuto di esperti che, per la tipologia di studi condotti, sono in grado di accompagnare la persona in un cammino di migliore conoscenza di sé e migliore capacità relazionale.
Il tutto non può e non vuole sostituire l’opera dello Spirito che agisce in e su ogni uomo che si affida al suo Signore, allora ecco che a conclusione delle riflessioni umane viene proposta la pagina del Vangelo di Matteo che propone il tema della riconciliazione e del perdono.
Qual è il momento migliore per accompagnare l’uomo/donna nella crescita umana? Si è portati a pensare che l’intervento e l’aiuto delle scienze umane sia da confinare nel periodo della prima formazione. L’esperienza quotidiana e ampi studi di pedagogia (o meglio di antropogogia) ci dicono che in ogni momento della vita sono possibili momenti di crisi e di stagnazione che, se non superati, danno luogo al manifestarsi di debolezze rimaste nascoste nella coscienza, mai affrontate di cui nemmeno il soggetto ne sospettava l’esistenza. Dunque nessuna miopia conduca persone fondamentalmente buone ed oneste a comportamenti irresponsabili per una mancata cura dei disturbi caratteriali che possono insorgere!